Tutti possono trovare la felicità in azienda:
alcuni quando vengono assunti,
altri quando si dimettono
Il mese di settembre è spesso caratterizzato da un via-vai di personale all’interno delle aziende: abbiamo notato, anche su LinkedIn, che alcuni dei nostri contatti hanno assunto ruoli nuovi in nuove organizzazioni.
Il fenomeno del turnover, quando raggiunge livelli elevati, può rappresentare un indicatore del livello d’infelicità all’interno di un organizzazione. Ma è sempre così?
Si è soliti pensare che l’insoddisfazione delle persone impiegate in azienda sia il motivo che le spinge a uscire dall’organizzazione, e che tra i principali fattori che causano il turnover ci siano il carico di lavoro, lo stress, la relazione conflittuale con i colleghi o i superiori, la mancanza di politiche di formazione e sviluppo.
Su questo tema vorremmo sfatare 2 falsi miti:
- L’assenza di turnover del personale è indicatore di un’azienda felice
“Il posto fisso non si lascia!” è il consiglio che riceve Checco Zalone in Quo Vado dal suo saggio mentore. A costo di sacrificare la propria felicità, ci si adatta a tutto fino a costruire col tempo una propria zona di comfort che diventa una gabbia dorata da cui è difficile uscire.
Una retention elevata ha come altro lato della medaglia l’assenza di un mindset orientato alla crescita personale e allo sviluppo organizzativo.
- Il turnover del personale dipende sempre da una mancanza o da un difetto dell’azienda
In un progetto di formazione particolarmente appassionante abbiamo accompagnato un talent pool di 50 collaboratori di una grande azienda in un percorso di sviluppo delle competenze manageriali.
Nell’arco dei 9 mesi di durata del progetto molti dei partecipanti hanno attivato il proprio talento accedendo a nuove posizioni all’interno dell’azienda; altri hanno voluto cogliere opportunità all’esterno dell’azienda, dando soddisfazione – glielo auguriamo – alla stessa aspettativa: sviluppare il proprio valore.
Nell’esempio riportato, pensiamo che entrambe le decisioni di queste persone siano state guidate da un driver di scelta orientato verso la ricerca della propria felicità professionale e non di fuga, via dal contesto lavorativo.
“Solo i sassi non crescono”
Il livello di turnover dipende, quindi, più dal livello di propensione alla crescita delle persone che si trovano in quell’azienda che non dalla qualità del contesto organizzativo e un giusto livello di turnover è sano e garantisce sviluppo anche per l’organizzazione.