C’è stato, e forse c’è ancora, un tempo in cui un virus rappresentava il problema di salute più grave per l’intera umanità.
I primi casi di poliomielite si registrarono nel 1835, ma è nel primi decenni del secolo scorso che il problema ottiene l’attenzione della popolazione quando a esserne colpito è Franklin Delano Roosvelt, uomo politico e governatore di New York: a nemmeno quarant’anni, egli rimane gravemente paralizzato e costretto alla sedia a rotelle.
Il contagio sembrava inarrestabile. Infermieri e medici svolgevano ispezioni nelle abitazioni per individuare i soggetti contagiati; i bambini con sospetto di malattia venivano portati in ospedale e i loro familiari erano posti in quarantena.
Le epidemie annuali erano sempre più devastanti: quella del 1952 fu la peggiore nella storia degli Stati Uniti. Dei quasi 58.000 casi riportati quell’anno, 3.145 persone morirono e 21.269 restarono paralizzate in modo lieve o invalidante. La patologia era ancora più preoccupante, anche perché colpiva soprattutto i bambini
Gli scienziati si affannavano a trovare un modo per prevenire o curare la malattia. Ed è in situazioni come queste che l’Umanità genera i suoi figli migliori: Albert Sabin e Jonas Salk
Due medici che, con percorsi diversi e a volte in conflitto tra loro, dedicarono la loro vita alla ricerca di un vaccino contro la poliomielite.
Il loro desiderio di aiutare l’umanità trovò nel lavoro in laboratorio il modo per concretizzare questo sogno, dando una direzione nuova alla loro vita.
Negli anni 50, entrambi giunsero, quasi contemporaneamente, alla scoperta di un vaccino che poteva arrestare e prevenire il contagio.
Entrambi erano così convinti della bontà della loro ricerca che sperimentarono vaccino su sé stessi e sui loro familiari.
Entrambi decisero che non avrebbero brevettato la loro scoperta: il loro unico obiettivo era stato sviluppare un vaccino sicuro e ed efficace il più rapidamente possibile, senza nessun interesse al profitto personale.
«È il mio regalo a tutti i bambini del mondo» – disse Sabin, convinto che in questo modo il vaccino potesse essere disponibile ad un costo contenuto.
In modo simile rispose Salk a chi gli chiedeva chi possedesse il brevetto del vaccino: «Appartiene alla gente, non c’è brevetto. Si può forse brevettare il sole?»
Jonas Salk e Albert Sabin sono nati sotto il segno della Giraffa e ci ispirano a cercare nel lavoro non solo una soddisfazione di tipo economico per noi stessi, ma anche un impatto – anche piccolo – sulla collettività. Quando la dedizione che metti nel tuo lavoro può cambiare anche solo per un istante la vita di chi ti sta intorno, stai realizzando la Felicità al Lavoro!