La felicità al lavoro passa anche dall’Etiopia. L’avreste mai detto? In questi anni di uomini e donne in fuga dai territori africani per ricercare una vita felice in un altrove al di là del mare, c’è chi lavora e opera per realizzare la via della felicità dove ha le radici e i suoi affetti.
Ci piacciono queste sorelle etiopi, Sozit e Muna Ture, donne forti e coraggiose. Studiano in America e poi, per le alterne vicende, i soldi finiscono e devono – e un po’ vogliono – rientrare in Etiopia.
E ritornano in Etiopia con l’idea di valorizzare qualcosa di assolutamente distintivo della loro nazione: il Teff, un cereale piccolo e prezioso, dalle grandi proprietà nutritive e privo di glutine, che cresce solo negli altopiani dell’Etiopia e dell’Eritrea a 2000 metri di altitudine.
Oggi le sorelle Ture gestiscono l’unico mulino in Etiopia per macinare Teff a livello industriale. Nel resto del Paese, i piccoli chicchi della sua spiga vengono setacciati esclusivamente a mano.
Le sorelle Ture non stanno solo macinando Teff, stanno coltivando un sogno.
Sozit Ture racconta a Michela Cappellini sulle pagine di Alley Oop, che il suo desiderio è di poter vendere il Teff in Europa, ottenendo un guadagno che permetta di pagare di più i contadini e fare investimenti finalizzati alla modernizzazione agricola, raddoppiando o anche triplicando la produzione. E i loro bambini, che ora scorrazzano tra le lamiere e il fango, potrebbero andare a scuola e tornare a sognare le università americane.
Per realizzare il loro sogno riconoscono che hanno bisogno di qualcuno che possa aiutarle a sviluppare la conoscenza e la vendita della loro farina. Tramite le pagine di Alley Oop trovano Italian Luxury Taste di Marco Valle, un imprenditore marchigiano che ha una figlia celiaca e che quindi conosce molto bene l’importanza dei cereali senza glutine.
Sozit e Muna Ture con il loro Teff stanno restituendo la piena proprietà al popolo etiope di questo cereale: sebbene una società olandese ne vantasse il brevetto, nella controversia legale una sentenza della Corte dell’Aia ha riconosciuto il ruolo degli agricoltori etiopici come «custodi della biodiversità sviluppata in Etiopia».